Una penna per amica
Un ragazzo affamato e disperato, un’infanzia ancor più difficile, di quella, già complessa, dei suoi coetanei.
Un’infermiera solerte e di cuore. Un reparto efficiente. Ma soprattutto la generosità dei donatori.
Gli ingredienti di questa storia, ancora una volta, non possono prescindere dalla solidarietà di chi sostiene il Lacor, con un gesto, piccolo o grande che sia. Il sostegno dei nostri donatori, anche con un lascito testamentario, è la pietra miliare di questa straordinaria favola d’amore per i più fragili che semina salute e futuro da oltre 60 anni.
La storia di oggi è quella di Benji, quindici anni. Benji vive nel villaggio di Apaa, con la nonna materna da quando aveva solo un anno; i genitori si sono separati perché la dote della mamma non era sufficiente a coprire le richieste della famiglia paterna. Le condizioni di povertà in cui Benji cresce sono estreme. E a tre anni si ammala.
Dopo molto peregrinare tra le cliniche private vicino al villaggio, la diagnosi viene fatta ad Amuru, nel centro sanitario voluto da Piero Corti: Benji ha il diabete di tipo 1.
“Nel diabete di tipo 1 il sistema immunitario dell’organismo attacca e distrugge le cellule del pancreas che producono insulina, ormone che tiene sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue. Può manifestarsi a qualsiasi età, anche alla nascita“.
A spiegarlo è la dottoressa Martha Gimono, che segue i bambini nell’ambulatorio di diabetologia infantile del Lacor. “Chi ha questa malattia può vivere bene e a lungo, a patto di gestirla con iniezioni quotidiane di insulina. Per tutta la vita”.
Portato al Lacor, Benji viene curato e dimesso dopo qualche giorno con le dosi di insulina per un mese. Ma appena una settimana dopo, il ragazzo viene trovato sotto la veranda della pediatria quasi senza vita. A riconoscerlo è Philippa, infermiera del reparto di Medicina, che l’aveva già avuto in cura. I livelli di glicemia nel sangue di Benji sono così alti che è necessario trasferirlo in terapia intensiva.
Per tenere sotto controllo il diabete non serve solo l’insulina, ma bisogna anche controllare che i pasti siano ad orari regolari e non è certo semplice per Benji e i suoi nonni.
Non solo: Benjii ha sempre fame. Se lo incontri e gli chiedi come sta ti risponde che vuole del cibo.
E’ colpa dell’aumento dell’appetito, uno dei sintomi del diabete di tipo 1.
“Per noi era davvero difficile vederlo in quello stato”, racconta Philippa, “ma avevamo paura a somministrargli la dose di insulina perché non sapevamo dove e quando avrebbe trovato da mangiare“. E le due cose, nel diabete, devono andare di pari passo.
Grazie alla generosità dei donatori, il Lacor Hospital ha un programma che sostiene i più vulnerabili. Benji ha così ricevuto cure gratuite e gli è stata consegnata una tessera per mangiare gratis alla mensa dell’ospedale.
Philippa si è presa cura di Benji e gli ha insegnato come somministrare l’insulina con una sorta di penna; anche i colleghi del reparto di Medicina, a turno, si sono occupati di lui.
“È molto sveglio; ha imparato a farsi da solo le dosi di insulina e ha tanta voglia di vivere“, confida Philippa.
Certo, le sfide sono ancora molte: è difficile gestire il diabete di tipo 1 in ambienti poveri.
Per fortuna il Lacor c’è. L’ospedale garantisce le dosi di insulina e tutto ciò che serve alla misurazione del glucosio e l’ambulatorio per il diabete infantile effettua visite a domicilio per controllare che le cure vengano seguite e sensibilizzare i familiari.
A chi gli chiede cosa voglia fare una volta dimesso Benji risponde: “Non voglio andare da nessuna parte. Voglio restare qui e lavorare con voi”.
Il suo sogno è diventare medico e noi glielo auguriamo con tutto il cuore.