Medici contro la malaria
Aber ha cinque anni, il suo nome in dialetto acholi, parlato nel Nord Uganda, significa “io sono brava”. E Aber ha davvero dato prova di coraggio: si è presa la malaria, in questa insidiosa stagione delle piogge, e insieme alla mamma, che portava con sé altri due bambini piccoli per non lasciarli soli nel villaggio, ha raggiunto in camion il piccolo centro sanitario di Pabo. Ma le sue condizioni erano così critiche, l’anemia così severa, che ha dovuto percorrere in ambulanza altri 40 chilometri, su strade dissestate, per raggiungere il Lacor Hospital, tra i più grandi ospedali non profit dell’Africa equatoriale, un’oasi di efficienza medica. Lì hanno subito trovato un donatore di sangue compatibile e Aber è stata curata: oggi è salva. Eppure di malaria si continua a morire: soprattutto nell’Africa subsahariana, ma non solo. Così l’ONU ha istituito la Giornata mondiale contro la malaria, il 25 aprile: per ricordare l’urgenza di investire in prevenzione e cure. Secondo l’ultimo rapporto, nel 2015, si sono registrati 212 milioni di casi nel mondo e 429 mila decessi. E’ morto un bambino ogni due minuti. E da due anni in Uganda la recrudescenza è drammatica perché sono stati interrotti i finanziamenti internazionali che consentivano al governo di effettuare una disinfestazione sistematica delle capanne, fin nei villaggi più remoti. Il che aveva ridotto l’incidenza della malattia del 4′ per cento dal 2009 al 2014. Ma ora è di nuovo emergenza. I cento letti della pediatria arrivano a riempirsi di 3-4 bambini ognuno con le mamme che dormono lì accanto, per terra, aggrappate alla fiducia in quei camici bianchi prodigiosi, che per loro fanno turni estenuanti (l’anno scorso i ricoveri in pediatria sono raddoppiati da 7.646 a 15.656). L’obiettivo dell’ospedale – che ha parte dei fondi e dell’amministrazione italiana, ma personale sanitario tutto ugandese – è garantire cure alle fasce più deboli della popolazione: 250 mila pazienti l’anno. I più pagano solo il ticket: 1 Euro per una visita, 8 per un ricovero. Ma chi non può permetterselo è curato gratis. E allora aiutiamoli. Bastano 60 Euro per coprire l’intera cura di un bambino con la malaria; 150 per garantire un mese di stipendio a un’infermiera. Ne vale la pena….(fondazionecorti.it e 02/8054728)