Il Lacor fuori dal Lacor
Il Lacor non è solo un ospedale, è molto di più.
Basta guardare ciò che fa ogni giorno al di fuori dei suoi cancelli, nelle scuole vicine, nei villaggi lontani. L’elenco delle attività di salute pubblica nelle comunità è lungo. A descriverlo in dettaglio è il dottor Godfrey Ojok, vicedirettore medico.
La prima, più frequente e forse più importante, si chiama attività integrata di “outreach” nelle comunità. Andare in “outreach” vuol dire sensibilizzare, uscire dalle mura dell’ospedale e portare infermieri, ostetriche ed educatori nei villaggi.
Due giorni la settimana l’ambulanza del Lacor, carica di farmaci, vaccini e test, si reca nelle aree più povere e svantaggiate, quelle più lontane da centri sanitari e più difficili da raggiungere. L’ultimo miglio.
“Andiamo ad offrire vaccinazioni ai bambini”, spiega il dottor Godfrey, “diamo loro compresse antiparassitarie e vitamina A. L’ostetrica visita le donne in gravidanza e le vaccina contro il tetano. C’è poi un counselor, di solito un educatore sanitario, che effettua i test per l’HIV; chi risulta positivo viene subito trattato con la prima dose di antiretrovirali e poi richiamato in ospedale.
Di recente”, continua, “abbiamo aggiunto due servizi: lo screening del cancro della cervice e quello dell’anemia falciforme. Sono poche le persone che riescono a venire in ospedale per i test, allora è l’ospedale ad andare da loro. Cerchiamo di individuare chi è a rischio, soprattutto donne. Se il risultato è positivo le invitiamo a venire in ospedale.
Inoltre, ci siamo accorti che il numero di pazienti con anemia falciforme non è diminuito negli anni, serve parlare alla gente, spiegare come si può prevenire”.
La sensibilizzazione avviene anche grazie alla partecipazione a trasmissioni radiofoniche, molto seguite anche nei villaggi più remoti. Ogni giovedì un medico, un’infermiera o un’ostetrica del Lacor vengono invitati in radio a parlare di uno specifico tema di salute; a rotazione ogni reparto si focalizza su tematiche di educazione sanitaria, prevenzione, test di screening.
C’è poi una terza attività introdotta di recente: il dialogo con la comunità una volta al mese.
“Sono incontri che si tengono perlopiù vicino ai nostri centri sanitari a seconda di ciò che si osserva in quell’area”, spiega ancora il dottor Godfrey. “Se per esempio ci rendiamo conto che in uno dei centri sanitari del Lacor le donne che arrivano per le visite prenatali sono poche, ci concentriamo su quell’aspetto. Se ci accorgiamo che la malaria è aumentata, andiamo a parlare alla gente di come prevenirla.
Il primo dialogo di comunità che abbiamo effettuato era focalizzato sull’importanza di recarsi in ospedale per tempo. Le persone arrivano tardi, quando la situazione è già molto critica”.
Ma non basta: il Lacor collabora con altre istituzioni sanitarie partecipando ad attività di sensibilizzazione organizzate sul territorio e va nelle scuole per le vaccinazioni e la distribuzione di antiparassitari e vitamine. E per fare educazione e prevenzione.
Perché per cambiare bisogna raggiungere i giovani. E il Lacor lo fa, nelle sue scuole, ma anche sempre di più nella comunità.