C’è anche il tuo lascito nel sorriso di Ayaa

Janet Ayaa ha 45 anni, nove figli e una storia da raccontare. Al Lacor l’hanno definita “The miracle patient”, la paziente miracolata. Ayaa ha sofferto a lungo in silenzio. Da quasi 3 mesi ha un’emorragia, ma, con nove figli a cui badare, non ha certo il tempo per occuparsi di sé. Sempre più debole, viene portata al centro sanitario di Amuru con una gravissima anemia. E da lì al Lacor.

Pallida, disidratata, la pressione troppo bassa, viene ricoverata in Ginecologia dove il dottor Henry Ochola la visita e assiste subito.

Sono state necessarie 7 trasfusioni di sangue perché Janet si riprendesse. Aveva 1,5 di emoglobina, un valore quasi incompatibile con la vita. Per le donne, i valori previsti sono 11,6-15 grammi per decilitro.

Dopo settimane di trattamento, i livelli di emoglobina sono saliti a 9,4 g/dl. “Janet Ayaa è una paziente miracolata”, afferma l’infermiera Harriet Akello. “E’ arrivata in fin di vita e ora la possiamo dimettere“. Il grande spirito di squadra che anima il reparto di Ginecologia del Lacor ha certamente contribuito alla sua sopravvivenza. Al suo arrivo, tutto il personale si è attivato per cercare il sangue, risorsa scarsa in tutt’Uganda. La notte del suo ricovero sono stati chiamati gli studenti delle scuole del Lacor perché donassero.

“Sono piena di gratitudine per ciò che il Lacor ha fatto per me“, afferma la donna, che ora può tornare a casa e riabbracciare i suoi bambini.

“Ayaa Janet è una paziente speciale”, conferma il dottor Ochola: “quando è arrivata era quasi in coma, non riusciva a comunicare, aveva difficoltà a respirare e aveva una storia di emorragie che nessuna delle strutture a cui si era rivolta era riuscita a gestire”.

Alle dimissioni è stata indirizzata all’Istituto dei tumori di Gulu, inaugurato di recente, per capire se, come sospettano i medici che l’hanno curata, abbia un problema al midollo osseo.

Ma per ora il successo è quel suo sorriso. Un successo dietro cui si cela il lavoro e la passione di chi lavora al Lacor Hospital, ma anche il contributo di chi dona e di chi sceglie Fondazione Corti nel suo testamento.