Un giovane pediatra italiano e una giovane chirurga canadese si conoscono per caso, o forse per destino. Ne nasce un sodalizio speciale, cementato dalla comune vocazione per la medicina e da un amore che sfida ogni avversità. E così, giorno dopo giorno, si realizza il sogno di Piero e Lucille: un ospedale di ugandesi per ugandesi, gestito con la massima efficienza possibile e in grado di proseguire anche “dopo di loro”.
Molto più di un medico: un imprenditore, un costruttore di alleanze.
Alla perenne e ricerca di finanziamenti, con determinazione è riuscito a realizzare un sogno: un grande e attrezzato centro ospedaliero e di formazione.
Nato nel 1925 a Besana Brianza, in provincia di Milano, da una famiglia di imprenditori tessili, Piero Corti si laurea in medicina e si specializza in radiologia, neuropsichiatria, pediatria. Durante un tirocinio a Montréal conosce Lucille Teasdale, tra le prime donne al mondo a dedicarsi alla chirurgia.
Hanno un sogno in comune: prestare servizio dove il bisogno è maggiore.
Lo realizzeranno in Africa, nel cuore della savana.
Piero accetta dal Vescovo di Gulu l’incarico di Direttore del Lacor Hospital, piccolo ospedale realizzato dai Missionari Comboniani.
È il 1961 quando, grazie ad un volo dell’aereonautica militare italiana impegnata nelle missioni umanitarie UN in Congo, Piero atterra in Uganda con farmaci e attrezzature. A questo cargo ne seguiranno altri, carichi della generosità di amici e donatori.
Al suo fianco Lucille, che sarebbe dovuta rimanere un paio di mesi per avviare il reparto di chirurgia, ma resterà tutta la vita come sua sposa.
Avranno una bimba: Dominique Atim, che in acholi, la lingua locale, significa “nata lontano da casa”.
L’obiettivo di Piero e Lucille è ambizioso: “garantire le migliori cure possibili al maggior numero di persone al minor costo”.
La sua è una visione moderna e lungimirante che permetterà al Lacor Hospital di diventare uno dei maggiori ospedali non profit dell’intera Africa Equatoriale.
Determinata e coraggiosa, Lucille Teasdale è nata a Montréal, in Canada, nel 1929. A soli tredici anni, decide di diventare medico missionario. Sceglierà la chirurgia, professione allora quasi esclusivamente maschile.
Riconosciuta dalla sua patria “eroe nazionale”, ha affiancato Piero sviluppando e cercando sostegno per l’ospedale, ha eseguito oltre 13 mila interventi tra cui centinaia per traumi di guerra e formato con il suo esempio ed i suoi insegnamenti decine di medici italiani e ugandesi.
Il suo sogno, passare le redini dell’ospedale agli ugandesi, oggi è realtà.
Con instancabile dedizione, ha incarnato una delle sue convinzioni più forti: far parte della soluzione dei problemi che affliggono l’umanità.
Anche a costo della vita. Morirà per aver contratto, in sala operatoria, un virus ancora sconosciuto: l’HIV. Continuerà a lavorare fino all’ultimo, nonostante le sofferenze legate alla malattia.
Tra le prime donne chirurgo in Canada, oggi la sua determinazione e il suo impegno sono narrate in una graphic novel dedicata alla sua storia che ha vinto il Premio Orbil delle librerie indipendenti per ragazzi ed è stata tradotta in francese e inglese.
Lucille è sepolta al Lacor, tra la “sua” gente, che ancora la ricorda nei canti che si tramandano.