In memoria di un grande amico
« Era una persona non comune. Personalmente mi ha sempre colpito di lui la vitalità, la curiosità, l’interesse che metteva nelle cose che affrontava ed il particolare affetto e dolcezza che riservava non solo a Piero, non solo a Lucille, che metteva all’apice della sua stima, ma anche a Dominique e a me. Percepivamo un sentimento e un legame profondo ben oltre le manifestazioni esteriori ».
Il ricordo è di Contardo Vergani, marito di Dominique.
Qualche settimana fa è scomparso Enrico Citterio all’età di 99 anni.
Durante la sua lunga vita non ha mai fatto mancare amicizia e sostegno a Piero e al Lacor.
E’ stato tra coloro che hanno costituito Fondazione Corti nel ‘93
«Era il migliore amico di papà », sottolinea Dominique, «grande finanziatore sempre presente. Già nel 1961 l’azienda di Citterio aveva inviato il primo cargo aereo dall’Italia con attrezzature e materiali necessari per potenziare l’ospedale».
Lo testimoniano le numerose foto storiche che lo ritraggono vicino a Piero, sia in Uganda che in Italia, ma soprattutto le tante, bellissime, lettere raccolte nel volume Dal sogno alla realtà.
Ne abbiamo scelta una che Piero, con gratitudine, invia a Enrico, compagno di studi e di una vita. In questo passo si rivolge ai figli e ai nipoti di Enrico. L’occasione è il ringraziamento per un dono davvero importante : il 2% dell’imponibile dell’azienda Citterio.
Nella stessa lettera si sottolinea con forza il ruolo di Fondazione Corti e di Fondazione Teasdale in un paragrafo di grande attualità.
« …il semplice fatto di avere dei genitori capaci di tanta generosità» scrive Piero, «è un dono da ringraziarne direttamente la Provvidenza. Infatti non è facile fare quello che loro hanno fatto. È perlomeno molto raro. Potete credere a noi che in tanti anni abbiamo chiesto aiuti a un gran numero di persone! Con gli anni poi la tendenza ad essere generosi diminuisce, soprattutto con gente sconosciuta e lontana come sono i nostri pazienti africani. Per questo voi dovete sentire ammirazione per loro, così come loro di certo hanno provato ammirazione per voi, per aver aderito alla loro scelta. In più, è stata una scelta che stimolerà altri a fare la stessa cosa: infatti è successo alcuni giorni dopo.
Comunque a noi, che siamo vissuti per 35 anni in mezzo a loro, riesce impossibile accettare che migliaia e migliaia di esseri umani moriranno invece di vivere, o non nasceranno neppure, e che centinaia di migliaia di persone, per centinaia di chilometri attorno, perderanno la speranza nei confronti di quell’ancora di salvezza, che per loro è il Lacor Hospital, in caso di malattia seria; e questo solo perché il Lacor cesserà di esistere come tale se le due Fondazioni dovessero fallire. Sappiamo bene che in questa nostra convinzione c’è una buona dose di peccaminoso orgoglio, ma la realtà resta quella che è, e noi conosciamo bene quanto è breve il tempo di cui ancora possiamo disporre, e questo ci spinge a fare in fretta, molto in fretta a rendere operanti le Fondazioni.
Per quel che riguarda Lucille e me, tutti voi genitori e figli siete stati “fantastici” col calore del vostro affetto e avete aumentato la nostra speranza nel risultato finale: quello cioè di “procurare i migliori servizi di salute possibili nel Paese, ma alla portata anche dei più poveri” come ci si era impegnati a fare sin dall’inizio (sogno o miraggio? non sta a noi giudicare)…»
Come Enrico ha fatto parte della nostra storia, noi tutti possiamo fare parte ogni giorno di una storia di amore e cura: sostieni anche tu il Lacor.