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05 Luglio 2021

Emergenza Covid al Lacor

Cari amici,

anche oggi vi scrivo dal Lacor, dalla casa dove i miei genitori hanno speso tanta parte della loro vita per curare la gente di quest’angolo d’Africa, sviluppare il Lacor, formare coloro che lo avrebbero guidato.

In questi giorni ho toccato con mano come la pandemia si stia propagando con la rapidità di un incendio. Ora ogni famiglia ha un malato di Covid, ogni villaggio teme un focolaio.
L’OMS conferma che, da oltre un mese, in 38 Paesi africani i casi stanno raddoppiando ogni tre settimane. E l’Uganda è il quinto per l’aumento del numero di casi. La variante Delta, del resto, è stata rilevata nel 97% degli ultimi campioni sequenziati dall’Uganda Virus Research Institute.
Nel giro di un mese i contagi settimanali sono aumentati di quasi trenta volte, passando da 366 nella settimana del 10 maggio a 9.926 in quella del 14 giugno. Ottantamila casi e mille morti sono i dati del Paese, ma certamente sottostimati vista l’impossibilità di fare test di massa.
Intanto solo 15 milioni di persone sono state vaccinate in Africa, denuncia l’OMS, l’1,2% della popolazione!
All’Uganda erano state destinate 3,2 milioni di dosi dal programma COVAX messo a punto per portare i vaccini nei Paesi a risorse limitate, ma ad oggi ne ha ricevute circa un milione. Briciole rispetto alla necessità urgente di vaccinare 44 milioni di ugandesi.
Il Lacor fa coraggiosamente fronte all’emergenza, come ha sempre fatto nei momenti di maggior difficoltà. Dalla guerra civile all’epidemia di Ebola.
Ammiro il coraggio e lo spirito di sacrificio del nostro personale. In totale sono state ricoverate più di 700 persone nell’Unità Covid e ne sono morte 50.
Una task force si riunisce di continuo per definire le azioni per garantire sicurezza e protezione del personale e trattare in modo efficace e tempestivo ogni paziente. Non solo coloro che hanno il Covid.
Ognuno fa la sua parte: oltre alla dedizione del personale sanitario, il Dipartimento tecnico è impegnato a mantenere in funzione l’impianto di produzione dell’ossigeno e riparare o acquistare concentratori del prezioso gas salvavita. La farmacia continua ad assicurare l’approvvigionamento di farmaci e dispositivi di protezione individuale. Anche il media office lavora senza sosta per documentare ciò che sta accadendo.
Ogni giorno ci si adatta per rispondere in modo più efficiente: la riorganizzazione dei reparti e dei flussi di pazienti, la condivisione delle procedure, la consapevolezza dell’importanza di restare uniti, l’attenzione a sostenere anche dal punto di vista psicologico sia pazienti che operatori.
Nessun paziente viene rifiutato. Solo se le sue condizioni lo permettono viene mandato a casa da dove tiene sotto controllo le sue condizioni e ricoverato se si aggravano; intanto, anche il personale dei reparti non Covid sta imparando a gestire al meglio eventuali casi Covid.
Viene spontaneo cercare di fare ancora di più per sostenere gli sforzi di cui sono testimone.
Come i miei genitori prima di me, oggi, dalla scrivania della mamma in casa nostra al Lacor, scrivo ad amici e benefattori chiedendo sostegno in quest’emergenza.

Abbiamo sperato che l’Africa potesse essere risparmiata da questa nuova sciagura che si somma alle catastrofi naturali e a quelle provocate dallo sfruttamento selvaggio da parte dell’Occidente, nel passato e nel presente. Non è stato così.

Eppure di Africa si sta parlando poco e male.
Sono allora particolarmente grata a Mario Calabresi, che ci ha dedicato la splendida storia di apertura nell’ultimo numero della sua newsletter Altre Storie, permettendo così di dare un’immensa visibilità al lavoro del Lacor e della Fondazione Corti e all’emergenza che l’Africa sta affrontando.
Vi consiglio caldamente di registrarvi al suo sito e leggerla, ne vale la pena. E vi chiedo anche di condividerla quanto vi è possibile.
Vi lascio con un breve video, preparato per aggiornarvi direttamente dal Lacor. E per chi ha la pazienza e il desiderio di seguirmi, anche con una sorta di diario di bordo dei primi giorni della mia missione qui al Lacor.
Girando per cortili e corsie, incontro ostetriche, infermiere, tecnici e medici. Tutti mi sono grati per il solo fatto di essere qui con loro nel mezzo della pandemia. E sono molto, molto grati a tutti voi che, da lontano, sostenete il loro lavoro.

Grazie per essere con noi a fianco del Lacor.  Continuate a sostenerci in questo momento di grande emergenza.

Dominique Atim Corti

 

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