Ci vuole un seme per fare un albero
Ogni anno al Lacor Hospital il reparto dei nati prematuri accoglie circa 400 neonati. Lo sforzo per dar loro un futuro è costellato di sfide.
In Uganda, ogni anno, 24 neonati ogni mille perdono la vita dopo aver visto la luce. Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile invocano che non siano più di 12 ogni mille nati.
C’è da rimboccarsi le maniche. E’ ciò che hanno pensato Eleonora, Giuditta e Sofia, tre studentesse della Facoltà di medicina dell’Università Bicocca di Milano.
“Abbiamo trascorso tre mesi al Lacor, nell’ambito di un programma di mobilità internazionale”, raccontano Giuditta e Sofia; “è stata un’esperienza intensa che ci ha permesso di confrontarci per la prima volta con una Sanità che deve fare i conti con risorse limitate in cui nulla è scontato”.
Le due giovani hanno avuto la possibilità di affiancare gli studenti ugandesi in diversi reparti, osservandone dinamiche, criticità ed esigenze. Ed è in pediatria che hanno scoperto che si stava concretizzando, proprio durante la loro permanenza, la costruzione di una nuova, necessaria, neonatologia. Un progetto che risale ad alcuni anni fa e ha dovuto fare i conti con più di un impedimento, economico, ma non solo, e che oggi sta finalmente diventando realtà.
Mattone dopo mattone, Giuditta e Sofia hanno assistito all’inizio dei lavori che hanno portato a costruire nuove stanze all’interno dell’ampia pediatria che conta oltre cento letti.
Il progetto, principalmente finanziato dall’organizzazione americana Social Promise, prevede che un’intera ala della pediatria sia dedicata ai prematuri. Vi saranno una stanza per la terapia intensiva, una per i neonati che hanno bisogno di isolamento, una terza per i piccoli che richiedono monitoraggio, ma non cure intensive, una con ampi letti per la Kangaroo mother care e un ambiente per il personale.
“Una delle più grandi lezioni apprese da quest’esperienza è che non sono sufficienti le necessità e l’entusiasmo per raggiungere un obiettivo. Ci si scontra inevitabilmente con l’aspetto economico.
Una consapevolezza che ci ha riportate in Italia con un po’ di amaro in bocca e il forte desiderio di dare un contributo, per quanto piccolo”.
Detto fatto: al sogno di queste straordinarie studentesse si è unito quello di una compagna di studi, Eleonora, in partenza per il Lacor. Insieme, Eleonora, Giuditta e Sofia, hanno realizzato una raccolta fondi.
“La speranza era riuscire a trovare altre persone disposte a lasciarsi emozionare e coinvolgere come noi dal futuro dell’ospedale, e perciò felici di contribuire a questo progetto. E così è stato”.
E’ Eleonora, che in questi mesi si trova al Lacor, a continuare.
“Quando Giuditta e Sofia sono tornate dal tirocinio mi hanno raccontato la loro esperienza ed è nato in me il desiderio di raccogliere fondi per i pazienti più piccoli e fragili del Lacor”.
All’inizio le tre studentesse si sono attivate per acquistare tutine e body per i neonati; la povertà delle mamme che partoriscono al Lacor è così estrema che spesso i neonati sono sprovvisti dell’essenziale. “L’iniziativa ha avuto un successo insperato”, continua Eleonora: “sono moltissime le persone che hanno contribuito”.
Ed ecco che, oltre alle tutine, donate da giovani mamme e nonne italiane e da un’azienda di intimo, le tre future dottoresse hanno raccolto ben 5650 Euro.
“Siamo molto felici di essere riuscite a contribuire a questo progetto e profondamente grate a tutti coloro che ci hanno sostenuto credendo in noi e donando”, aggiungono.
Permetteteci allora di sognare in grande… Se ogni studente, volontario o medico che passa dal Lacor attivasse una raccolta fondi, anche piccola, il contributo perché l’ospedale continui a funzionare al meglio sarebbe immenso.
Grazie.
Vuoi sapere come attivare la tua raccolta fondi? Hai qualche idea? Scrivici a info@fondazionecorti.it!