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Uganda, un Paese in cambiamento

In una terra afflitta da malattie, guerre e povertà, il Lacor Hospital è un faro di speranza per milioni di persone.

Il Lacor Hospital sorge nel Nord dell’Uganda, la “perla d’Africa”, una terra di bellezza sconfinata, ma anche una regione tra le più povere al mondo.

Siamo nei pressi della cittadina di Gulu, nella regione Acholi, ad un centinaio di chilometri dal confine con il Sud Sudan.

A differenza del resto del Paese, che ha vissuto più di trent’anni di pace e stabilità, il Nord cerca di riprendersi dai devastanti effetti decenni di guerre ed epidemie. L’inizio della lenta rinascita si può datare al 2007.

La pace ha dovuto fare i conti con quasi 2 milioni di persone sfollate in campi profughi (oltre il 95% della popolazione nel distretto dell’ospedale era sfollata!). Qui la sopravvivenza dipendeva dagli aiuti umanitari e la povertà, l’affollamento, la carenza di acqua e igiene erano drammatici.

Al gigantesco problema del ritorno di questa massa di persone nelle aree di origine, ormai diventate savana, bisogna aggiungere la difficile reintegrazione degli ex-ribelli, gli innumerevoli traumi psicologici e la povertà estrema.

Oggi la situazione si è stabilizzata, ma la regione Acholi rimane una delle aree più povere del mondo, con un’economia basata sull’agricoltura di sussistenza.

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Secondo l’Uganda Bureau of Statistics 2019/20:

 

Alimentazione

L’80% delle famiglie non può permettersi un’alimentazione sufficiente e sana.

Povertà

Il 56% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (circa 1,5 euro al giorno).

Abitazioni

Il 78% della popolazione vive in capanne con tetti di paglia, 84% ha un pavimento di nuda terra.

Covid

Il Covid ha peggiorato la povertà in tutto il Paese (+30% nelle aree rurali) e ha fatto crescere il lavoro minorile.

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A questo si aggiungano la quasi assenza di infrastrutture fondamentali come l’acqua corrente, le fognature, l’energia elettrica. Le strade, a parte le principali, sono quasi tutte sterrate e spesso in cattive condizioni, soprattutto durante la stagione delle piogge.

I ritardi nel raggiungere i centri sanitari possono complicare in modo irrimediabile una malattia o un parto.

I missionari comboniani, giunti in Nord Uganda nel primo decennio del ‘900, nel compiere la loro opera di evangelizzazione, hanno costruito dapprima i luoghi di culto, poi scuole e ospedali.

Si è creata così una rete di ospedali missionari, appartenenti ora alle Diocesi locali, che per molti decenni hanno costituito l’unico presidio sanitario esistente o funzionante nel proprio distretto, come accade per il Lacor.

A partire dagli anni ’90, il governo ha lentamente ricostruito e ampliato il sistema sanitario, ma non è in grado di soddisfare l’attuale bisogno di servizi sanitari.

In passato le principali cause di malattia e morte erano prevalentemente evitabili o curabili e legate alla povertà (malaria, infezioni respiratorie, diarree infettive, HIV e tubercolosi, complicanze di gravidanza e parto e traumi di guerra). Negli ultimi decenni si è assistito ad un rapido incremento di malattie croniche più tipiche dei Paesi ricchi e molto più costose da curare (tumori, malattie cardiovascolari, diabete), mentre i traumi di guerra si sono trasformati in traumi da incidenti stradali.

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