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28 Febbraio 2023

Scuole in festa al Lacor

Sono al Lacor da pochi giorni, in tempo per assistere ai preparativi per l’evento dell’anno: la graduation degli studenti delle scuole del Lacor.

Questo è un giorno speciale: dopo tanti sacrifici, a volte di tutta la comunità, per far studiare uno dei propri figli, ora questi giovani sono pronti per entrare a far parte della nuova generazione di operatori sanitari.

Un contributo prezioso in un Paese in cui ci sono solo 12 infermiere o ostetriche ogni 10.000 persone.

Sono ben 700 gli studenti riuniti per il diploma, sono tutti gli allievi degli ultimi tre anni in cui il Covid non ha permesso di organizzare la cerimonia. Infermiere e ostetriche, tecnici di anestesia, di laboratorio e di sala operatoria, a ognuno il proprio colore distintivo sulla toga. Un fiume di giovani sorridenti, una kermesse coloratissima. Musica e danze, canti e preghiere.

E’ anche l’occasione per presentare ufficialmente l’associazione di ex-alunni.

Si chiama Lathiosa, Lacor health training institute old students association e il suo motto è “Service beyond self”, il servizio oltre se stessi.

Sono circa 9.000 gli studenti che si sono diplomati nelle scuole del Lacor da quando Lucille Teasdale e Piero Corti hanno inaugurato la prima scuola per infermiere con dieci iscritte. Era il 1973: 50 anni oggi”, afferma la presidente di Lathiosa, Sister Betty Anyero. “Molti dei nostri studenti arrivano dalle zone più povere e bisognose di educazione sanitaria. Tornando nei loro villaggi, lavorando nei centri sanitari e negli ospedali del Paese cambieranno la vita delle loro comunità”.

Tra le neodiplomate c’è Carolina, la più anziana: “mi sono rimessa a studiare a 48 anni”, racconta. “E’ stata dura: nessuno credeva che potessi farcela. Ci ho messo il doppio del tempo, ma sono riuscita”, confida con le lacrime agli occhi.

E c’è Pompeo Regina, arrivata dal Sud Sudan. La chiesa locale ha sponsorizzato i suoi studi al Lacor perché lei potesse tornare a rendersi utile alla sua comunità; sua mamma e i suoi fratelli sono ora in un campo profughi a due ore da Gulu.

Quando ho cominciato, nel mio villaggio nessuno aveva studiato: le ostetriche arrivavano a volte dall’Uganda, ma non conoscevano la lingua locale ed era difficile farsi ascoltare dalle future mamme e migliorare le loro condizioni”.

Oggi Regina riattraversa il confine portando con sé un patrimonio che darà i suoi frutti.

Un caro saluto dal Lacor

Daniela Condorelli
Responsabile comunicazione Fondazione Corti

Gulu, 28 febbraio 2023

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