Ritorno a scuola, ritorno al futuro
24 gennaio. Studiare è un diritto di ogni bambino. A ricordarlo oggi la Giornata Mondiale dell’Educazione.
Un diritto che la pandemia ha calpestato in ogni angolo del mondo, ma in alcuni luoghi più che altrove.
E’ il caso dell’Uganda, il Paese che, secondo le Nazioni Unite, ha tenuto le scuole chiuse più a lungo d’ogni altro: 22 mesi. 15,5 milioni di studenti sono stati costretti a casa per 83 interminabili settimane.
Un terzo di loro potrebbe non tornare più sui banchi di scuola. Un colpo durissimo per le prospettive delle nuove generazioni di un Paese con una delle popolazioni più giovani al mondo, già provato da un elevato tasso di povertà e disoccupazione.
Questo vale soprattutto per gli studenti delle aree rurali, dove non ci sono soldi per computer né connessioni e che hanno sospeso del tutto il loro percorso di apprendimento per quasi due anni. Gli altri, i figli del ceto medio, hanno potuto perlomeno accedere a lezioni online e tutor domestici.
In media, le famiglie ugandesi hanno cinque figli in età scolare e, con scarsissime risorse a disposizione, molte privilegeranno i figli maschi.
A pagare più di tutti il forzato lockdown sono state e saranno, soprattutto le ragazze.
Salima Namusobya, direttrice della NGO ugandese Initiative for Social and Economics Right, ha denunciato un forte aumento delle diseguaglianze. Giovanissime, alcune ancora bambine, sono dovute tornare nei villaggi dove sono state costrette a lavorare per sostenere la famiglia o sposarsi, talvolta forzate dai loro stessi genitori che hanno perso lavori già precari. Tante, troppe, sono rimaste incinte, anche a causa di abusi.
Secondo l’Unicef il numero delle giovanissime in gravidanza è aumentato del 22%; secondo uno studio della Scuola di Sanità Pubblica dell’Università di Makerere addirittura del 28%. Se già prima della pandemia un’adolescente su quattro in Uganda rimaneva incinta, ora una su tre diventa mamma prima dei 18 anni.
650 mila mamme bambine: è questo l’impressionante numero di gravidanze tra le adolescenti da marzo 2020, data dell’inizio del lockdown, fino a settembre 2021.
A dirlo è lo stesso governo ugandese che sta cercando di correre ai ripari incalzando i genitori a rimandare i propri figli a scuola. Lo fa soprattutto attraverso le radio, il mezzo di comunicazione più diffuso anche nelle aree più remote, con ripetuti appelli perché tutti tornino a scuola.
Se avrà avuto successo lo vedremo nei prossimi mesi, intanto al Lacor si cerca di raggiungere e offrire sostegno a queste giovanissime.