Diciamo stop alla malaria
A guardare i numeri sembra una pesante sconfitta. Ma preferiamo vederla come un richiamo a rimboccarsi le maniche, ognuno come può.
Malaria: oggi, 25 aprile, si celebra la giornata internazionale. Per ricordare al mondo che di malaria si muore ancora. In tutto, ogni anno, sono 229 milioni i casi e 409 mila le vittime, nove volte su dieci nell’Africa subsahariana. Come se in un anno la città di Bologna sparisse per colpa di una zanzara.
L’Uganda è una delle aree più colpite. E il Covid non ha fatto che peggiorare il quadro. In un anno, il 2019-20, i casi sono aumentati del 42%, denuncia il Ministero della Salute del governo ugandese nel suo report annuale sulle prestazioni del settore sanitario, passando da 10.500 a quasi 15 mila. Aumentate a dismisura anche le morti per malaria nei centri sanitari del paese.
Effetto Covid, che ha oscurato, esacerbandole, le malattie endemiche: la paura di recarsi in ospedale o l’impossibilità di farlo a causa del blocco totale dei trasporti durante il lockdown, hanno fatto sì che molti più malati non avessero accesso alle cure.
E’ successo anche al Lacor dove “stanno arrivando bambini in condizioni più gravi a causa della maggior difficoltà ad avere accesso ai centri sanitari”, conferma il dottor Venice Omona specialista in pediatria, responsabile del reparto.
Ma guardiamola in faccia questa malattia. Il video con cui abbiamo deciso di aprire questa newsletter è firmato Focus, mensile di scienza che ci ha gentilmente concesso la possibilità di utilizzarlo per spiegare con chiarezza cosa succede. Dalla zanzara portatrice del parassita Plasmodium, il microrganismo entra nel circolo sanguigno e si annida nel fegato dove si riproduce: migliaia di parassiti attaccano i globuli rossi, e danneggiano il midollo osseo che ha il compito di produrne di nuovi.
Ecco perché tanti bambini che arrivano al Lacor con la malaria hanno anemie molto gravi che richiedono trasfusioni di sangue.
Al Lacor e alla lotta alla malaria, Focus ha anche dedicato un articolo firmato dall’amica Elena Meli, a cui va il nostro grazie, e un webinar che ha fatto il punto sulla malattia. Tra gli ospiti Donatella Taramelli, ricercatrice all’Università di Milano e presidente dell’Italian malaria network.
Ad oggi i farmaci utilizzati con successo sono una combinazione di molecole che si basano un un principio attivo, l’artemisina, scoperto in Cina e ricavato dalla pianta Artemisia.
Ci sono anche altri farmaci allo studio, ma ancora non sono disponibili.
E il vaccino? Una sperimentazione iniziata in Kenya, Ghana e Malawi sta offrendo qualche speranza, ma “il parassita della malaria è un organismo complesso”, spiega Taramelli. “Per dare un’idea, possiamo fare il confronto con il virus del Covid di cui si parla tanto: se il Coronavirus ha solo un cromosoma e 10 geni, il Plasmodium possiede ben 14 cromosomi e 5.300 geni”.
C’è ancora molto da lavorare.
Al Lacor la malaria è uno dei motivi più frequenti di ricovero in pediatria dove, durante la stagione delle piogge, i cento letti disponibili sono sovraffollati. Talvolta anche tre bimbi per letto aspettano la cura a base di artemisinina e, nei casi più gravi, una trasfusione di sangue che spesso non arriva per colpa della carenza di donazioni.
Ora siamo all’inizio della stagione delle piogge e il timore è che i numeri crescano. “In questo momento in reparto sono ricoverati 120 bambini e il mese scorso ci sono stati 85-90 casi di malaria”, spiega Sister Fiona, caposala della pediatria. Un numero che sta crescendo grazie all’allentarsi delle restrizioni che durante il lockdown limitavano gli spostamenti. I casi di malaria al Lacor sono dunque meno disperati, ma sono anche molti di più. Per colpa delle piogge, ambiente ideale per il proliferare delle zanzare, e grazie alla possibilità di raggiungere più facilmente l’ospedale.
Il costo per ricoverare e curare un bimbo con la malaria è di 60 Euro.
Rimbocchiamoci le maniche. Ognuno come può.
Dona ora. E’ questo ciò che puoi fare tu per combattere la malaria.