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24 Gennaio 2022

A scuola con tutor Faiza

Guardate me. A 18 anni ho avuto il mio primo figlio e adesso, dopo 25 anni, ecco cosa sono diventata grazie allo studio. E’ possibile anche per ognuna di voi”.

Sono le parole che Faiza Ailing, tutor nelle scuole fondate da Piero e Lucille al Lacor nel 1973, usa per parlare alle sue studentesse.

Stimata docente, Faiza Ailing sostituisce il preside quando è assente, entra nelle classi delle future infermiere per insegnare il mestiere che garantirà loro un futuro in autonomia.

E’ lei a raccontarci come le scuole del Lacor hanno vissuto il lockdown.

Abbiamo riaperto dopo sei mesi nel settembre del 2020, ma solo per le ultime classi di corso, quelle che avrebbero avuto gli esami. Avevamo circa 200 studenti e suddividerli è stata un’impresa. Le classi erano composte da 80 ragazzi che abbiamo divisi in due gruppi: mentre una parte era in classe, l’altra era in corsia dove sono previste sessioni pratiche. L’ospedale ha messo a disposizione della scuola nuovi spazi, come la biblioteca e la grande sala per le assemblee; tutti gli studenti hanno fatto il test Covid e abbiamo dovuto prevedere una stanza per l’isolamento sia per il dormitorio femminile che per quello maschile. La prima volta è andata bene” continua Faiza: “solo quattro positivi. Ma quando abbiamo riaperto nel marzo 2021 per l’arrivo di altri studenti (il governo ha allentato il lockdown permettendo graduali riaperture per gli studenti delle classi superiori e le Università, ndr) abbiamo avuto molti problemi”.

Su 230 studenti ben 108 sono risultati positivi. Il personale dell’ospedale si è preso cura di chi si è aggravato, per fortuna solo un paio di studenti, e ha offerto un prezioso sostegno psicologico a insegnanti e studenti.

Oggi, che tutto il Paese ha riaperto le scuole, abbiamo 524 studenti in presenza”.

Tra le studentesse che dovevano riprendere il loro percorso, quattro non si sono presentate perché incinte. Faiza Ailing le ha cercate per convincerle a non lasciare gli studi.

Quando parlo con queste giovani porto il mio esempio”, ci spiega. “Oggi ho 43 anni, sono laureata in scienze infermieristiche e ho un’ottima posizione. Ho avuto il mio primo figlio a 18 anni. La vita non finisce con la nascita di un bambino”, le rassicura.

Faiza ha chiesto alle ragazze di tornare; una di loro ha sostenuto gli esami quando il suo piccolo aveva poco più di una settimana. Le abbiamo dato una stanza dove potersi prendere cura del neonato e continuare ad allattarlo. Un’altra è tornata dopo quattro mesi. Ha lasciato il piccolo a sua madre che se ne sta occupando. A preoccuparmi è Adrienne: nessuno sa dove sia, neanche i suoi genitori.

Quello delle gravidanze precoci è un problema serio”, aggiunge Faiza. “Nei villaggi è diffusa la convinzione che in questi due anni i ragazzi siano cresciuti e possano lavorare per aiutare economicamente la famiglia. Da molti, il tempo per lo studio viene considerato tempo perso, soprattutto per le ragazze.

Ricordo che ogni volta che tornavo a casa, nel mio villaggio, e spiegavo che mi ero iscritta a un corso per proseguire gli studi, tanti cercavano di dissuadermi. Era considerata una perdita di tempo, uno spreco di soldi.

Non è così. La donna che lavora viene rispettata di più, ha meno problemi in casa e di coppia; lo studio allontana nel tempo il matrimonio e le gravidanze.

Alle mie ragazze dico: potrete perdere un lavoro o avere problemi con vostro marito o potrete avere problemi economici. Nessuno vi toglierà i vostri certificati o diplomi. Un domani è grazie alla vostra istruzione che troverete un altro lavoro o potrete cambiare il vostro futuro”.

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